Ascolta l'intervista radiofonica:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/io-araba-e-atea-minacciata-dai-salafiti-caro-islam-il-tuo-nemico-e-loppressione/
Joumana Haddad (Beirut 1970)
Araboce ha partecipato ad un reading di poesie straniere tenutosi lo scorso 8 Marzo a Pignataro Maggiore (Caserta) con due delle sue poesie.
Il Video con un riassunto dell'evento:
Le poesie:
Donna
Nessuno
può immaginare
quel
che dico quando me ne sto in silenzio,
chi
vedo quando chiudo gli occhi,
come
vengo sospinta quando vengo sospinta,
cosa
cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno,
nessuno sa
quando
ho fame quando parto,
quando
cammino e quando mi perdo.
Nessuno
sa che per me andare è ritornare
e
ritornare è indietreggiare,
che
la mia debolezza è una maschera
e
la mia forza è una maschera
e
quel che seguirà è una tempesta.
Credono
di sapere
ed
io glielo lascio credere...
E
creo.
Hanno
costruito per me una gabbia
affinché
la mia libertà fosse una loro concessione,
e
ringraziassi e obbedissi.
Ma
io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro.
Sono
libera nella vittoria e nella sconfitta.
La
mia prigione è la mia volontà!
La
chiave della prigione è la loro lingua.
Tuttavia
la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio.
E
al mio desiderio non impartiscono ordini.
Sono
una donna.
Credono
che la mia libertà sia loro proprietà
ed
io glielo lascio credere..
E
creo.
Versione originale in arabo:
أنَا
امْرَأةْ
لا
أحَدَ يُحَزِرُ
مَاذَا
أرَى حِينَ أُغَمِضُ عَيْنَيَّ
كَيْفَ
أنْسَاقُ حِيْنَ أنْسَاقُ
عَمَّا
أبْحَثُ حِيْنَ أطْلِقُ يَدَيَّ
وَلا
أحَدَ لا أحَدَ يَعْرِفُ
مَتَى
أجُوعُ مَتَىْ أُسَافِرُ
مَتَىْ
أمْشِي وَمَتىْ أضِيعُ
وَأنَّ
ذَهَابِيَ عَوْدَةٌ وَعَوْدَتِي إحْجَامُ
وَأنَّ
ضُعْفِيَ قِنَاعٌ وَقُوَتِي قِنَاعٌ
وَالآتِي
عَاصِفَةٌ.
يَظِنِّوْنَ
أنَّهُمْ يَعْرِفوْنَ
وأنَا
أدَعُهُمْ يَظِنِّونَ
وَأحْدَثُ.
جَعَلوا
لِي قَفَصاً كَيْ تَكُوْنَ حُرِيَتِيْ
هَدِيَّةً مِنْهُمُ
فَأشْكُرُ
وَأطِيعُ
لَكِنِّيَ
حُرَّةٌ قَبْلَهُمُ بَعْدَهُمُ بِهِمُ
دُوْنَهُمُ
حُرَّةٌ
بِقَهْريَ بِهَزِيمَتِيْ
وَسِجنِي
مَا أُرِيدُ.
قَدْ
يَكُونُ مِفْتَاحُ السِجْنِ لِسَانُهُمُ
لَكِنَّ
لِسَانَهُمُ مُلتَفٌّ عَلىْ أصَابِعِ
شَهْوَتِيْ
وَشَهْوَتِيْ
لا يَأمَرُوُنْ.
أنَا
إمْرَأةٌ
يَظِنِّوُنَ
حُرِيَّتِيْ مُلْكَاً لَهُمُ
أنَا
أدَعُهُمُ يَظِنِّوْنَ
وَأُحَدِّثُ.
Quando
sono diventata un frutto
Maschio
e femmina mia madre mi ha messa al mondo all’ombra della luna,
Ma
Adamo fui sacrificato alla mia nascita,
immolato
ai mercenari della notte.
E
per consolarmi
mi
lavò con acqua torbida
e
mi portò sul pendio di ogni montagna.
Per
lo spettro del silenzio e il rumore delle domande mi rese docile.
Mi
consacrò a Eva lo stupore e la trasformazione.
Mi
impastò con il buio e la luce,
un
tempio ai diavoli del paradiso.
Straniera
crebbi e nessuno si preoccupò del mio grano.
Ho
preferito disegnare la mia vita su una pagina bianca,
mela
che nessun albero partorì,
poi
ritagliarla e uscirne.
Una
parte di me vestita di rosso, un’altra parte di me in bianco.
Non
ero solo dentro e fuori del tempo,
perché
ho avuto origine nei meandri celati.
Prima
di nascere pensavo
di
essere una massa abbondante,
di
avere dormito a lungo,
di
avere vissuto a lungo.
E
quando sono diventata un frutto
ho
saputo quel che mi attendeva.
Ho
detto ai maghi di prendersi cura di me,
allora
mi hanno presa.
Era
la mia risata
bella
e imbarazzata.
Volavo
sulle piume di un uccello e di notte diventavo un guanciale.
Hanno
gettato il mio corpo nei talismani
e
hanno cosparso il mio cuore con il nettare della follia.
Mi
hanno recato un silenzio e dei racconti
e
fatto in modo che io vivessi senza radici.
E
da quel momento vago da un luogo all’altro.
Indosso
una nuvola ogni notte e parto.
Solo
io mi dico addio, solo io mi do il benvenuto.
Volo
per sentirmi libera, non perché ho paura.
Torno
dal desiderio non dal fallimento.
La
mia costanza è il mare e la mia bussola è la tempesta.
Nell’amore
non getto l’ancora in nessun porto.
Il
mio corpo è il viaggio e la mia morte è nel fermarmi.
Di
notte lascio gran parte di me stessa
per
abbandonarmi a un forte abbraccio quando ritorno.
I
miei fratelli gemelli sono la distanza e le isole,
l’onda
e la sabbia della spiaggia,
il
rifiuto e il desiderio voluttuoso della luna,
l’amore
e la morte dell’amore.
Chi
comprende il mio ritmo mi conosce,
mi
segue,
però
non mi raggiunge mai.
Versione originale in arabo:
عِنْدَمَا
ثَمَرَةً صِرْتُ
كُنْتُ
بِنْتاً عِنْدَمَا وَلَدَتْني أُمي
تَحْتَ ظِلِ القَمَرِ
لَمْ
أبْكِ شَأنُ الأطفَالِ لَكِنّي أحْ
بَبْتُ أنْ أكونَ ذَكَراً
وَلِكَي
تُطيّبَ خَاطِري
غَسَلَتْنِي
بِمَاءٍ غَامِضٍ وَبِأقْمِطَةِ النًّقَائِضِ
لَفَّتْنِي
وَضَعَتْنِي
عَلَى الحَافَّةِ مِنْ كُلِّ جَبَلٍ
نَذَّرَتْنِي
إلى حَواءَ الدَهْشَةِ وَالتَحوّلِ
وَبِالعِتْمَةِ
وَالضَوْءِ عَجَنَتْنِي
هَيْكَلاً
لِشَيَاطِينِ الجَنَّةِ.
فَضَّلْتُ
أنْ أَرْسُمَ تُفَّاحَةِ الحَيَاةِ عَلَى
وَرَقٍ نَاصِعٍ
ثُمّ
شَقَقَتْهَا وَخَرَجَتْ مِنْهَا
بَعْضِيْ
يَرْتَدِي الأحْمَرْ وَبَعْضِيَ الأبْيَضَ
لَمْ
أكُنْ فَقَطْ دَاخِلَ الزَمَنِ أوْ
خَارِجَهْ
فَفِي
المَكَانَيْنِ أَقَمْتُ
وَتّذَكَّرْتُ
قَبْلَ أنْ أوْلَدَ
أنِّي
أجْسَادٌ جَمّة
وَأنِّيَ
طَوِيلاً نِمْتُ
وَطَوِيلاً
عِشْتُ
وَعِنْدَمَا
ثَمَرَةً صِرْتُ
عَرِفْتُ
مَا يَنْتَظِرُنِي.
قُلتُ
لِلْسَحَرَةِ أنْ يَعْتَنُوا بِي
فَأخَذُونِي.
كُنْتُ
ضِحْكَتِي
طِيبَةٌ وَخَفْرَةٌ
أطِيرُ
عَلَى رِيشِ عَصْفُورٍ وَ وِسَادَةً
أصِيرُ فِي اللَيْلِ
رَمُوا
جَسَدِي بِالتَعَاوِيذِ وَقَلبِي
دَهَّنُوهُ بِعَسَلِ الجِنُونِ
جَاؤوْنِي
بِفَاكِهَةٍ وَحِكَايَاتْ
وَهَيَّأوْنِي
لِأعِيشَ بِلا جِذُوْرِ.
وَمُنْذُ
ذَلِكَ الحِينِ أُغَادِرُ
أتَقَمَّصُ
غَيمَةً كُلَ لَيلٍ وَأسَافِرُ
لا
يُودِّعِنِي سِواي وَلا يَسْتَقْبَلُنِي
سِوَاي
مِنْ
انعِتَاقٍ أطِيرُ لا مِنْ خَوْفِ
وَأعُودُ
مِنْ شَوْقٍ لا مِنْ خَيبَةِ
دَأبِي
البَحْرُ وَبُوْصَلَتِي العَاصِفَة
وَفِي
الحُبُ لا أرْسُوْ فِي مِيْنَاءٍ
فِي
اللَيْلِ أتْرُكُ الكَثِيرَ مِنِّي
تُمَّ
ألتَقِي بَعْضِي بِعِنَاقٍ شَدِيْدٍ
عِنْدَمَا أعُودُ
تَوْأمَايَ
المَدَّ وَالجَذِرْ
المَوْجَةُ
وَرَمْلُ الشَاطِئِ
تَمْنُّع
القَمَرِ وَغِلمَتِهِ
الحُبُّ
وَمَوْتُ الحُبُّ
فِي
نَهَارِيَ أكُونُ
ضِحْكَتِي
لِلآخَرِينِ وَسَفَرِي لِي
فَمَنْ
يَفْهَمُ ايْقَاعِيَ يَعْرِفُنِيْ
يَلتَحِقُ
بِي وَلا يَكُوْنُ مَعِي.
Nessun commento:
Posta un commento